Giftedness e ADHD/DDAI

L’ADHD è un Disturbo del neurosviluppo caratterizzato da livelli tali di disattenzione, disorganizzazione e/o iperattività impulsività da compromettere il funzionamento individuale. (DSM-V)
Disattenzione:
Gli individui con DDAI possono manifestare difficoltà a prestare attenzione ai particolari, commettono spesso errore di disattenzione, risultano disordinati, non riescono a mantenere l’attenzione a portare a termine le attività, i giochi, passando talvolta da un’attività all’altra.
Iperattività e impulsività:
Negli individui con DDAI si può osservare un eccessivo o inappropriato livello di attività motoria e verbale. Alcune ricerche riportano come i bambini con DDAI siano più attivi, instancabili e irrequieti sia di giorno sia di notte rispetto ai bambini che non presentano il disturbo (Teicher, Ito, Glod oke Barber, 1996)

Le manifestazioni associate:

  • difficoltà attentive
  • difficoltà delle funzioni esecutive
  • deficit motivazionale
  • difficoltà nell’elaborazione temporale
  • difficoltà nel controllo motorio
    Altre difficoltà:
  • lievi deficit cognitivi
  • disturbi del linguaggio
  • difficoltà nelle funzioni adattive
  • difficoltà a livello emotivo
  • difficoltà nel contesto scolastico
  • difficoltà nell’esecuzione di compiti
  • rischi per la salute

DIFFICOLTA’ ATTENTIVE
Utilizzando con bambini iperattivi le «Embedded Figures Test», strumento che richiede di identificare uno stimolo bersaglio in un contesto distante, hanno evidenziato una certa difficoltà nel fare una scelta partendo da più alternative.
Gli autori hanno osservato che i bambini con DDAI sono:

  • meno adatti dei bambini a sviluppo tipico a controllare il loro comportamento e inibire risposte non corrette,
  • meno capaci di svolgere un compito che richiede l’isolamento di uno stimolo importante partendo da uno sforzo confuso,
  • maggiormente attirati da aspetti più appariscenti del campo,
  • più lenti quando si tratta di un compito che richiede rapidità.

DIFFICOLTA’ NELLE FUNZIONI ESECUTIVE
Molti studi convergono nell’associare il DDAI con problemi alle funzioni esecutive.
Fra le condizioni che sollecitano il controllo esecutivo indichiamo quelle relative alla pianificazione dei processi decisionali, alla correzione degli errori, alla produzione di risposte nuove e non del tutto apprese;

DEFICIT MOTIVAZIONALE
uno degli endofenotipi individuati da Castellanos e Tannock nel 2002 indica un anomalia nei meccanismi legata alla ricompensa che determinerebbe una ridotta capacità di attendere per una gratificazione.

DIFFICOLTA’ NELL’ELABORAZIONE TEMPORALE
Un altro degli endofenotipo assume che un deficit nell’elaborazione temporale sia alla base della grande variabilità nella prestazione individuale e di altre manifestazioni quali deficit nella stima del tempo e nella consapevolezza fonologica.
Gli individui con DDAI presentano un’alta variabilità della risposta, elemento unanimemente riportato dalla ricerca. Castellanos e Tannock suggeriscono come la variabilità della risposta rifletta la presenza di un’alta frequenza di risposte lente e di risposte anticipatorie veloci.

DIFFICOLTA’ NEL CONTROLLO MOTORIO
I bambini DDAI spesso manifestano problemi di coordinazione motoria e hanno un maggior rischio di sviluppare disturbi evolutivi della coordinazione. Alcune manifestazioni caratteristiche sono i movimenti a specchio, cioè movimenti che interessano una parte del corpo mentre l’altra è impegnata in un’altra attività complessa.

ALTRE DIFFICOLTA’

  • lievi deficit cognitivi: ( disturbi specifici dell’apprendimento, scarsa capacità di stima del tempo, difficoltà nella memoria di lavoro, ridotta sensibilità agli errori, deficit di pianificazione, lievi ritardi intellettivi);
  • disturbi del linguaggio: ritardi nella acquisizione del linguaggio, difficoltà nell’ eloquio, scarsa organizzazione ed espressione inefficiente delle idee, in ritardo nell’ interiorizzazione del discorso;
  • difficoltà nelle funzioni adattive;
  • disturbo a livello emotivo: inadeguata auto regolazione delle emozioni, scarsa tolleranza alla frustrazione; • difficoltà nel contesto scolastico: comportamenti disturbanti, ripetizione di una classe, sospensioni o espulsione scolastiche eccetera
  • difficoltà nell’esecuzione di compiti: scarsa persistenza di sforzo e motivazioni, grande variabilità nella risposta, difficoltà nell’esecuzione di compiti prolungati eccetera
  • rischi per la salute: prevenzione di infortuni, possibili ritardi nella crescita durante la fanciullezza, difficoltà riguardante il sonno, rischi nella guida di autoveicoli.

Giftedness e ADHD

La plusdotazione e l’ADHD sono due realtà complesse che possono sovrapporsi e presentare sfide diagnostiche uniche. La ricerca ha suggerito che la presenza di plusdotazione non esclude la possibilità di ADHD e, in alcuni casi, potrebbe addirittura aumentare la frequenza di manifestazione del disturbo. Tuttavia, le caratteristiche della plusdotazione possono rappresentare un ostacolo nella rilevazione accurata dell’ADHD, poiché i sintomi possono manifestarsi in modo diverso o essere mascherati dalle peculiarità della plusdotazione stessa.

Uno studio condotto su questo argomento ha evidenziato che, tra i bambini plusdotati con ADHD, i sintomi inattentivi tendono a essere meno evidenti rispetto ai bambini normodotati con ADHD, mentre quelli legati all’impulsività/iperattività sono simili nei due gruppi. Tuttavia, in alcune specifiche dimensioni dell’ADHD, i plusdotati con il disturbo mostrano caratteristiche più marcate, come una minore modulazione dell’attività motoria e verbale, insieme a una minore tendenza a riflettere sulle domande.

In conclusione, se si sospetta la presenza di ADHD in individui plusdotati, potrebbe essere importante prestare particolare attenzione alle manifestazioni di iperattività/impulsività, soprattutto in riferimento all’attività motoria, verbale e alla tendenza a riflettere sulle domande. La ricerca suggerisce che la plusdotazione non sembra influenzare in modo significativo la manifestazione dei sintomi dell’ADHD, ma può modificare la loro espressione e presentazione, rendendo la diagnosi e il trattamento più complessi e richiedendo un’approfondita valutazione multidimensionale.

L’intervento

La progettazione di un intervento richiede di considerare, oltre a un insieme di variabili quale l’età del bambino, il suo livello di maturità e la gravità del disturbo, anche le aree specifiche che esso coinvolge.

  • approccio multimodale al trattamento del disturbo, che presuppone il coinvolgimento della famiglia e della scuola
  • I bambini più piccoli non beneficiano particolarmente di sessioni didattiche, ma rispondono meglio al Parent training,
  • Il trattamento comportamentale per i più piccoli deve prevedere conseguenze tangibili, offerte frequentemente e immediatamente dopo il comportamento desiderato
  • Con i bambini più grandi è possibile introdurre tecniche cognitive per favorire la relazione con i pari e l’apprendimento e motivarli al trattamento per il raggiungimento della piena autonomia

Parent Training

I parent Training sono programmi rivolti ai genitori per sviluppare le loro capacità educative e di conseguenza migliorare la relazione con i propri figli. Tali programmi risultano la risorsa più importante per le problematiche del comportamento a esordio in età prescolare, consentendo ai genitori di effettuare una ristrutturazione cognitiva del proprio ruolo:
•insegna a identificare e modificare gli antecedenti e le conseguenze del comportamento del bambino,
• riconoscere e tenere sotto controllo i comportamenti problematici,
• incoraggiare i comportamenti prosociali tramite lodi, attenzioni e ricompense tangibili,
•scoraggiare comportamenti indesiderati tramite “l’ignorare pianificato”, la diminuzione dei privilegi o delle ricompense o l’interruzione di ogni rinforzo positivo “Time Out”.

Nel complesso, si tratta di un intervento indiretto che consente di ridurre significativamente i sintomi del disturbo e di abbassare i livelli di stress familiare

L’intervento in classe

  • l’intera organizzazione del lavoro scolastico sia calibrata sulle esigenze del bambino con disturbo
  • che l’ambiente sia molto strutturato
  • che gli eventi che caratterizzano la giornata scolastica siano facilmente prevedibili;
  • che il bambino sia sistemato in un punto della classe tale per cui sia costantemente nel campo visivo dell’insegnante.
  • l’insegnante deve contribuire ad aumentare l’autostima del bambino, facilitare l’interazione con i pari e, inoltre proporre i compiti diversi, che ne suscitano l’interesse
  • E’ importante programmare le attività didattiche in base alle effettive capacità del bambino, incrementando le difficoltà in modo graduale

Regole base

  • Al bambino devono essere riferite regole chiare, consce poco numerose.
  • Le istruzioni dovrebbero rimanere sintetiche (brevi, essenziali).
  • I compiti più lunghi dovrebbero essere suddivisi in step più piccoli.
  • Le conseguenze del comportamento, sia positive che negative, devono aver luogo il prima possibile a comportamento avvenuto (preferibilmente immediatamente) e con maggiore frequenza rispetto a quella che potrebbe essere utilizzata per un bambino non ipercinetico
  • Le strategie positive dovrebbero avvenire sempre prima di utilizzare tecniche di punizione
  • Per aiutare i bambini ad ascoltare un adulto e ad imparare ad apprezzare le relazioni tra i loro comportamento e le risposte di coloro che li circondano, le conseguenze verbali, sia positive (lodi) che negative (rimproveri), dovrebbero iniziare con il nome del bambino e includere i riferimenti al comportamento in questione.

Terapia cognitiva

Questo tipo di terapia è rivolto in modo diretto al miglioramento di alcune abilità che si dimostrano carenti nei bambini iperattivi: la capacità attentiva, l’abilità di problem solving, l’autovalutazione, eccetera.
Data la varietà delle abilità cui si fa riferimento, il primo passo necessario per un efficace intervento è rappresentato dal individuazione delle aree specifiche sulle quali agire e al coinvolgimento del bambino stesso in un ruolo di partecipazione attiva alla terapia.
Alcuni interventi riabilitativi sono mirati ad accrescere la capacità di controllo attraverso autoverbalizzazione, cui il bambino viene gradualmente istruito fino al momento in cui esse risultano interiorizzate.
L’efficacia di tale strategia è stata, però, messa in dubbio soprattutto a causa del fatto che sembrano a portare solo benefici a breve termine e limitati al contesto

Misdiagnosi

Alcuni gifted hanno un livello di energia che può richiedere una quantità di sonno inferiore alla media; fanno spesso fatica ad aspettare il loro turno per il desiderio di esprimere ciò che sanno; danno l’impressione di essere negligenti o svogliati, ma spesso dipende dal vissuto di noia quando non ricevono stimoli adeguati alla loro attivazione cognitiva; perdono il materiale, dimenticano i compiti, sono disorganizzati.
a causa di queste caratteristiche non è infrequente che il gifted venga erroneamente diagnosticato come bambino/ ragazzo con Deficit di Attenzione con/ senza iperattività, poichè piò condividere con questa popolazione molti comportamenti (Lovecky, 2004)

Bibliografia

SARTORI L., CINQUE M. Gifted. Conoscere e valorizzare i giovani plusdotati e di talento dentro e fuori la scuola, Roma, Edizioni Scientifiche Ma.Gi. srl, 2019.

dott.ssa Vanessa Nerone

Fondatrice e autrice di Gifted Education.it, laureata in Ingegneria Gestionale presso l’Università di Roma Tor Vergata, laureanda in Psicologia Cognitivo Comportamentale. Nel 2023 ha conseguito la specializzazione in Gifted. Didattica e psicopedagogia per gli alunni con alto potenziale cognitivo e plusdotazione presso l’Università LUMSA di Roma con una tesi sulla genitorialità di bambini e ragazzi plusdotati. Si occupa di didattica per la plusdotazione ed organizza corsi ed eventi formativi ed informativi per docenti e genitori sulla plusdotazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Press ESC to close